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Se sei di destra…

Immagine del redattore: Michele Lo FocoMichele Lo Foco

A cura di Michele Lo Foco.



Sono sempre stato, e considerato, un uomo di centrodestra e come tale sono stato candidato al Comune, Provincia, Regione, Senato.


Mi sembrano prove sufficienti, alle quali posso aggiungere la mia presenza nei consigli di Cinecittà, di società Rai (in una delle quali con Rossi) di Fondazioni e Consigli Superiori.


Ciò detto è sorprendente, soprattutto per me che non ho un cotè politico ma tecnico, scoprire che se sei di destra non puoi pretendere che i meccanismi legislativi e i decreti siano adeguati alle necessità, ma devi aderire silenziosamente al caos provocato dalla ignoranza delle norme primarie e favorire non solo e prevalentemente le aziende straniere, le major, ma anche le realtà lavorative di sinistra che sono riuscite a trovare complicità nelle nuove strutture del settore. Il vero ossimoro, che è stato favorito dalla acquiescenza degli operatori e degli interessi personali, è che mentre Franceschini ha deliberatamente è scientemente favorito le società più quotate e più ricche, tra le quali principalmente quelle che lavoravano con Rai, i vertici di destra del settore, invece di sottolineare lo scempio delle risorse statali in un favore di pochi, hanno continuato la medesima politica, la quale in fondo è consistita solo nell’annunciare che erano cambiati i padroni ma non le regole e nemmeno le discrezionalità. Pertanto lo Stato si è dissanguato in una successione di decreti che hanno rafforzato la medesima tendenza, cioè quella di favorire i grandi gruppi, quelli che non hanno difficoltà economiche né di riconoscenza, quelli televisivi, che non hanno bisogno di trovare i soldi perché li mette la Rai, e quelli che fanno ipocritamente gli ossequiosi verso il potere.


In realtà dalle norme franceschiniane in poi non è cambiato nulla, e chi si aspettava una presa di posizione decisa, contraria agli abusi e alle contabilità addomesticate, si è dovuto accontentare di una frase del ministro Sangiuliano, che nella sua onestà intellettuale, non ha potuto non notare che lo Stato finanziava prodotti che non avevano riscontro nel pubblico.

Quella frase, rimasta isolata e poi sommersa dalle faccende personali, non ha avuto seguito se non con piccoli accenni, peraltro inevitabili, al fatto che forse le norme sul tax Credit non erano sufficienti ad evitare le truffe di pochi, e avrebbero dovuto essere corrette, ma per carità, non troppo, non tanto da infastidire chi ne approfitta da anni.


Ed ecco che lo Stato non ha più fondi, è costretto ad inventare scuse per non pagare, e le banche non finanziano più i poveri miserabili produttori che non possono garantire in proprio, e i contributi si accumulano, i ritardi si accumulano, alcuni sono in ritardo di quattro anni, quattro anni!


Ma tutto ciò un uomo di destra, accusato per anni, (i lunghi anni di Franceschini), di essere di destra, non lo può dire, deve far finta che vada tutto bene, anche se fa l’avvocato e vede scorrere nel suo studio le miserie di un settore nel quale possono sopravvivere oramai solo quei pochi che hanno rapporti personali, diretti, con i gestori delle strutture e quei pochi che possono fregarsene dell’etica, della nazionalità, della dignità, della qualità e dell’onestà.


Bene, ho iniziato questo lavoro nel settore scrivendo un piccolo testo dal titolo “tutta la verità sul mondo del cinema”, era il 1984, ed ho suggellato questi ultimi anni con un testo dal titolo “Morte del cinema italiano – come la sinistra ha distrutto uno strumento della cultura italiana”.


Se questi libri significano qualcosa, il significato è che questi settori, il cinema e lo spettacolo, non possono diventare strumento di sopraffazione, e che se qualcuno lo dice, dovrebbe essere apprezzato e non considerato un nemico. Dovrebbe, costui, essere aiutato nel denunciare abusi e complicità per riportare l’attenzione verso le vere basi artistiche dei prodotti.


Essere politicamente da una parte non può voler dire, in una società occidentale liberale, obbedire supinamente alle indicazioni di leader che conoscono solo la punta del proprio naso e non progettano altro che la persecuzione del proprio potere.


Governare una società affannata e delusa, prostata dalla burocrazia e dalle tasse, non dovrebbe essere una soddisfazione sufficiente, ma un disagio, e il passaggio dalla democrazia alla obbedienza cieca, come avvertivano gli antichi romani, è un pericolo costante.

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