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Per chi come me…

Immagine del redattore: Michele Lo FocoMichele Lo Foco

A cura di Michele Lo Foco.


 

Per chi come me ha vissuto l’alba delle fiction e ha avuto la fortuna di lavorare come avvocato per grandi produttori come Giulio Scanni, di cui ricordo solo La bella Otero o Mark Twain, prematuramente “ucciso” dalla Cavani nella sua ignobile rivisitazione di San Francesco.

 

Per chi come me, a ventisei anni, ha provato ad opporsi a De Laurentiis, che aveva bloccato le riprese di un kolossal italiano, Lo Yeti, riuscendo nell’impresa grazie all’aiuto del mitico prof. Fazzalari.

 

Per chi come me ha vissuto le fortune e i drammi di grandi personaggi come il dott. Belloni della Capitol, Giovanni Bertolucci, Leo Pescarolo, capaci di morire per concludere un film e di rimanere senza una lira.


Per chi come me ha difeso la casa di Pescarolo a via Giulia per dodici anni, fino all’inevitabile sfratto.


Per chi come me ha combattuto l’arroganza di Carmelo Rocca, abbattuto solamente da un siluro di Zaccone e Novak, che mi ha tolto d’imperio dal Consiglio dell’Ente Cinema andando a parlare direttamente con il ministro Maccanico.

 

Per chi come me ha partecipato al tentativo di ricostruire Cinecittà, quando una fortunata intuizione di Urbani mise come presidente Pupi Avati e una sfortunata intuizione Livosi come amministratore.


Per chi come me ha tentato, senza riuscirci, di democratizzare la fiction televisiva, finita nelle mani di Del Noce e di Agostino Saccà.

 

Per chi come me ha vissuto la felice fase di Rai Trade targata Roberto Di Russo.

 

Per chi come me ha valorizzato una costante amicizia con il miglior produttore cinematografico, Adriano De Micheli.

 

Per chi come me ha un’età ragguardevole e ha mantenuto una forma di dignità e il gusto del bello.

 

ADEGUARSI…

 

…a un’epoca nella quale De Martino è una star dello spettacolo, il tax credit creato da Franceschini e adottato dalla Borgonzoni ha cancellato ogni impulso alla qualità, il budget del film di Saverio Costanzo è custodito, come altri, nelle cassaforti del Ministero, che ha il compito di non farlo conoscere.

 

I decreti relativi allo spettacolo vengono sfornati come fossero pizze e modificano l’immodificabile, la televisione perde i pezzi, i quotidiani hanno smesso di pubblicare notizie ma sembrano tutti creati dalla stessa mano ossequiosa del potere. Qualunque voce tenti di diffondere verità viene stroncata sul nascere.

 

NON È FACILE

 

Soprattutto al termine di un anno complicato e deludente, che corre il rischio di ripetersi nel 2025, se non si verificheranno – e lo credo poco probabile – miracolose inversioni di tendenza.

 

Le centinaia di milioni di fatture che hanno creato quel fiume sotterraneo di contributi statali verranno dimenticate a fronte di un po’ di lacrime di coccodrillo dei vertici, capaci politicamente di scordarsi le proprie responsabilità e di inneggiare a un nuovo corso, che però deve sempre essere rispettoso dei potentati esistenti, ancorché stranieri, ormai padroni delle strutture.

 

Ma quei timidi segnali di una modesta consapevolezza, che pur sono filtrati tra le maglie del potere, fanno rimanere ancora intatta – per chi come me ha combattuto costantemente – la speranza di un nuovo anno meno contributivo, meno ingiusto, meno mafioso, meno discrezionale, meno ignorante.

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1 comentário


augusto pelliccia
augusto pelliccia
29 de dez. de 2024

Michele ti prego puntiamo il dito verso cinecittà che emette note di credito sui servizi di laboratorio a chi affitta i teatri restaurati con soldi pubblici!!


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