Netflix e Cucinielli
- Michele Lo Foco
- 2 giorni fa
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A cura di Michele Lo Foco.

Non c'è solo l'acquisizione di Warner da parte di Neflix ad indicare il velocissimo declino del cinema, ma nel nostro paese contribuisce a questo risultato il documentario su Cucinielli e la relativa festa a Cinecittà .
Che sia opportuno ed elegante autoprodursi un'esaltazione visiva essendo in vita credo sia quanto meno un grave errore concettuale, ma in più, trattandosi di un personaggio dell'industria dell'abbigliamento, realizzare una sagra del cattivo gusto, con politici e manager vestiti come alla prima comunione, vittimizzati da tessuti rigidi e da linee goffe è sembrato il modo peggiore per festeggiare il successo.
Ma andiamo in ordine: Cucinielli, bravo imprenditore, viene convinto a spendere molti, ma per lui pochi soldi, per un gesto di narcisismo acuto. Non ha il fisico adatto a sembrare un eroe nascente, ma semmai mantiene quel tipico tratto contadinesco che suggerirebbe di non farsi riprendere in primo piano. Ma facciamo finta che questo non conti.
Fa parte dell'iniziativa quello di avere un realizzatore importante, un premio Oscar, sì di qualche anno fa e non più in auge, ma sempre un premio Oscar, soprattutto disposto da tempo a diventare l'autore di regime come una volta erano i pittori di corte, a patto di ricevere un corrispettivo altissimo.
Quindi parliamo di un prodotto di costo superlativo, cui però, e questo è ancora più vergognoso, lo Stato italiano partecipa con un tax credit superlativo, integrato da Rai cinema che non poteva perdere l'occasione di far vedere la propria sudditanza al sistema.
Pertanto il boccone è confezionato, regia, costo, tax credit, Rai, uscita al cinema... e festa finale con il protagonista in vita che si sbrodola della propria esistenza.
Senso estetico sotto zero: cosa si inventa Cucinielli? di far confezionare per gli ospiti che contano vestiti di sua creazione in modo da chiudere il cerchio del possesso del territorio e lasciare il mondo stupefatto di tale capacità .
Risultato un disastro per gli occhi, con colori biancastri che renderebbero brutta anche la Bellucci, grinze che appiattiscono la lunghezza delle gambe, cosicché sembrano tutti naniformi , e lui stesso incartato in una caramella metallizzata che a tutto fa pensare tranne che ad un re della moda. Si salva il Presidente di Cinecittà vestito come una persona per bene.
Ovviamente la presenza della Presidente del Consiglio, anch'Essa vittimizzata da un vestito inadatto e scarpe analoghe, ha per l'appunto consigliato a tutti di esserci, e di far finta di partecipare ad una festa nazionale e non ad una sagra di paese, indossando il meglio che potesse essere adatto ad una prima cinematografica.
Perché poi, lo ripeto, questa sdolcinata esaltazione sarà anche nei cinema e la Rai dovrà fare del suo meglio per far entrare le persone deviandole da ZALONE che almeno fa ridere veramente.
Come mai  Cucinielli, che ha avuto la capacità di diventare ricco, abbia deciso di sputtanare qualche milione di euro per  restare nella storia dell'audiovisivo invece di favorire i bambini poveri del mondo non è comprensibile: ci sono tanti modi di sottolineare la propria personalità e quello scelto è sicuramente il peggiore, perché illustra l'effimero facendolo vedere dall'interno, invece di mantenere la nebbia sulle metodologie industriali, e su alcuni  protagonisti, costretti a restituire di corsa i vestiti prestati per non incorrere nelle sanzioni della Corte dei Conti.
Sic transit gloria mundi, con la restituzione degli abiti e mi auguro non dell'intimo.
Nel frattempo Netflix si pappa il maggior produttore cinematografico mondiale, la mitica Warner, e chiude definitivamente la partita con il grande schermo: tra un po’ vedremo tutto in televisione, comodamente seduti in poltrona, a patto di aver pagato il dovuto a Netflix, che si sarà assicurata anche il film su Cucinielli per non lasciare nulla nel piatto.