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Il Papocchio

  • Immagine del redattore: Michele Lo Foco
    Michele Lo Foco
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 3 min

A cura di Michele Lo Foco.


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Senza voler essere irriverente, anche dal momento che tutte le mattine mi faccio il segno della croce, devo confessare che la visita dal Papa del mondo cinematografico mi ha fatto molta tristezza, perché al di là della presenza di personaggi che tutto hanno fatto nella vita tranne essere buoni cattolici, e al di là del Francesco nudo della Cavani, che è costato oltretutto la vita professionale al povero e bravissimo Giulio Scanni, al Papa non è stato spiegato che la sala cinematografica è un negozio come un altro, che funziona se espone prodotti interessanti e non funziona se espone prodotti inutili.


Non c'è nessuna traccia del cuore pulsante della cultura, come non c'è nei supermarket ,nei centri commerciali, nei negozi di lusso, e la maggior parte dei lungometraggi che vengono proposti sono il contrario di un'espressione artistica ma solo tentativi di far digerire al pubblico elaborazioni personali sopravalutate.


Far dire al Papa che l'attività cinematografica è un aspetto imprescindibile della società è un po' sostenere che lo Stato si dovrebbe far carico del sostentamento delle attività di spettacolo  così come della salute e delle pensioni,  ignorando il  fatto che che le aziende del settore sono private, impostate imprenditorialmente e conoscono il rischio connesso, che è pari al guadagno se le cose vanno per il verso giusto.


Non è il Papa a poter far funzionare le sale, né la Sua benedizione alla truppa dei cinematografari, ma la politica, che se volesse dar veramente una mano agli esercenti allungherebbe l'intervallo tra la sala e la televisione come in Francia: quindici mesi per vedere il film in televisione, e prima erano tre anni.


Chi pensano di prendere in giro in Italia? È evidente che i vertici politici attuali e precedenti hanno voluto favorire i grandi gruppi, quelli che dispongono di grandi mezzi e ne fanno un uso disinvolto, dando una definizione di produttore indipendente che nemmeno Paperino avrebbe avuto il coraggio di presentare e aprendo le borse statali ai gruppi di sciacalli che da tutto il mondo sono venuti a bagnare il becco nel nostro tax credit, e hanno acquistato le nostre aziende più accreditate per entrare silenziosamente nel tessuto imprenditoriale.


Eppure, nonostante sia ormai evidente che è in corso il sacco di Roma da quattro anni, nonostante le notizie sconfortanti su Cinecittà che io avevo preannunciato  da tempo, nonostante il cda dell'azienda di teatri di posa sia lo stesso consiglio di amministrazione che ha approvato i falsi in bilancio , il cinema chiede aiuto al Papa, non alla Borgonzoni che latita sperando passi la tempesta, o al Ministro il quale avrebbe dovuto intervenire legislativamente, come prefigurato dalla Perrotta, l'unica anima professionale del settore.


Che con il tax credit non si possano compensare debiti Imps, divieto inserito nella finanziaria in esame, non è argomento da Papa, ma qualcuno avrebbe dovuto spiegargli che le banche non acquistano più il contributo per quel motivo, e questo vuol dire che il contributo non serve più, è defunto.


Se ho stimolato in un mio precedente articolo  Cna, una delle associazioni che protestano per i tagli, non è per denigrare il loro operato, ma per suonare la sveglia all'unica rappresentanza delle medie piccole industrie affinché non si faccia annettere dalle altre potenti associazioni, Anica e Apa, che hanno il compito di preservare i privilegi dei gruppi stranieri e dei potentati nazionali, evitando che vengano prese decisioni legislative che impediscano il saccheggio dei fondi.


Cna è l'unica struttura che nasce per rappresentare il cinema indipendente e Curti la rappresenta in quanto è cresciuto dal basso e si è costruito una strada: è importante che la mantenga senza farsi suggestionare.


Il Papa ha questioni più importanti cui dedicare la Sua attenzione: muoiono in guerra centinaia di persone al giorno grazie alla pazzia di Putin, che io metto in testa alla mia speciale classifica delle schifezze d'uomini, e altrettante muoiono di fame e di sete, e i mussulmani allargano il loro raggio d'azione.


Il  cinema è in crisi perché le piattaforme lo stanno sotterrando, come successo con i dvd, e perché la politica non sa gestire la transizione inevitabile, non perché il diavolo ci ha messo lo zampino.

 
 
 

Salvis Iuribus​

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