Se c’è una caratteristica che contraddistingue la sinistra cinematografica ed i suoi rappresentanti è l’ipocrisia: ne ho parlato diffusamente tempo addietro ma devo ritornare sull’argomento, in quanto non riesco a capacitarmi di come sia possibile rivoltare una realtà così evidente per giungere a conclusioni così false.
In mattinata il regista Muccino dichiara che Sangiuliano ha messo in ginocchio il cinema italiano: in questa frase ci sono almeno tre errori. Innanzitutto il cinema italiano era già in crisi quando è arrivato l’ex ministro ed il fatturato della sala era già sceso sotto il 10% nazionale e si avviava verso il 5%.
Secondo: tutti, ma proprio tutti, sanno che Sangiuliano ha dato la delega sul cinema ad una senatrice della lega che era stata per anni la vice con delega del ministro Franceschini.
Pertanto la senatrice era ed è colei che ha favorito ed interpretato la legge Franceschini ed è colei che ora riconosce gli errori ed è artefice del nuovo decreto tax Credit, una delle norme peggiori uscite dalla penna del legislatore.
Terzo errore: gli effetti dannosi della legge Franceschini, che ha inoculato il veleno a rilascio lento nel settore, non sono finiti, ma al contrario qualcuno cerca di mascherare il delitto approfittando dello scivolone personale e umano di Sangiuliano.
Muccino poi inanella alcuni pensieri che dimostrano la sua presunzione: innanzitutto che lui potrebbe lasciare l’Italia perché sarebbe apprezzato anche in Francia, Spagna e Grecia, e che tutto il malessere del Tax credit è derivato da dieci ladri di galline, furbetti, mentre il resto del cinema nazionale è sano e prestigioso.
Forse Muccino prima di rilasciare l’intervista aveva bevuto e non si è reso conto che il nostro cinema, inteso come prodotto creato da strutture italiane con operatori italiani, non esiste più né da noi né fuori.
E poi chi sono i dieci ladri di galline, Costanzo, la Rohrwacher, Moretti?
Moretti, con la presunzione che lo contraddistingue, ancora pronto a beneficiare di Ecce Bombo, prodotto sempre con l’aiuto determinante dello Stato con l’articolo 28, evita di ricordare a tutti che il suo ultimo film è costato più di 14 milioni di euro, ha maturato circa 4 milioni e 600 mila euro di tax Credit ed ha ricevuto 455 mila euro di tax Credit distribuzione. A livello di investimento un disastro, che si connette perfettamente con il disastro del cinema italiano provocato da una legge sbagliata entrata in vigore nel 2017.
In che modo Sangiuliano ne è responsabile? Esattamente come successe al ministro Urbani, che ereditò i risultati della fallimentare legge Veltroni, con i miliardi gettati nella definizione di “culturale”: oggi il tentativo della sinistra è quello di scaricare le colpe su una persona che fin dal primo giorno della sua permanenza ha dovuto, sottolineo dovuto, cedere la delega. Tutto quello che ha espresso è stata la considerazione che venivano gettati milioni di euro in film privi di qualunque incasso: finito il suo interessamento, peraltro facilmente condivisibile.
Il ministro Sangiuliano ha molte colpe, è stato ingenuo, a volte impacciato, spesso frainteso, ed è cascato in trappole che forse un giorno verranno a galla.
Ma per chi ha memoria tornano in mente le fotografie delle tenerezze della Melandri con il maestro Piovani, e si trattava di un tradimento, dell’attico di lei a Trastevere mai autorizzato, dello stipendio inventato, prima inesistente, per la conduzione del museo Maxxi, delle vacanze celate con Briatore in Africa, ma anche del tradimento dell’onorevole Franceschini con la adepta Michela De Biase, ora sua moglie, donna bella e intelligente, e per non essere di parte dell’onorevole Urbani con Ida di Benedetto, ora sposi.
Clamoroso fu il disastro politico sentimentale dell’onorevole Fini, e ancora più clamoroso anno prima il rapporto semiufficiale di Craxi con la bellissima ANIA.
Tutto questo è storia, e rappresenta aspetti della vita di molti politici così come di molti uomini comuni. Ma la sinistra, molto più abilmente di Sangiuliano, è riuscita a nascondere sotto il tappeto le pulsioni ed i tradimenti dei suoi protagonisti, aiutata dai giornalisti di parte che oggi tumulano Sangiuliano per quello che non ha fatto.
Comments