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  • Immagine del redattoreMichele Lo Foco

Lo spettacolo delle donne

A cura di Michele Lo Foco.



La clamorosa litigata tra il regista Virzì e la sua ex moglie Micaela Ramazzotti, con distruzione di un ristorante, intervento del nuovo fidanzato dell’attrice, l’arrivo finale della Polizia, non deve essere valutato come avvenimento “cafonal” degno degli articoli di Dagospia ma come rivelazione di uno degli aspetti più rilevanti ma sotterranei dello spettacolo, vale a dire il rapporto tra uomo e donna. Non c’è bisogno di dilungarsi troppo nel descrivere che ancora oggi il possesso di una donna bella, il poter condividere con lei le pulsioni sessuali ed il poterla esibire coram populo siano elementi ambiti dalla gran parte degli uomini.


Tra le esperienze lavorative maschili che consentono di esercitare un potere attrattivo sulla donna c’è in primo luogo lo spettacolo e soprattutto il cinema, che è l’ambito nel quale le donne possono soddisfare anche la loro innata propensione all’esibizione. Pertanto una buona parte delle avventure filmiche e del desiderio maschile di svilupparle dipende dalla dietrologica ambizione di poter gestire il rapporto con una donna attraente, ancorché attrice, consentendole di esibirsi: bene o male non è possibile garantirlo, perché dipende dalla storia e dal regista, che a sua volta, unitamente al produttore, può esercitare sull’attrice una forte autorità. Talvolta tra regista e produttore si crea una competizione nella quale la forma, l’autorevolezza e la professionalità giocano un ruolo determinante. Ovviamente, se una giovane attrice desidera ardentemente affermarsi, la strada più veloce è quella di affidarsi in esclusiva ad un produttore o ad un regista già conosciuti, garantendosi in tal modo un posto privilegiato nei prodotti in corso di realizzazione.


In tal caso la parola più usata è “amore”, e non “sotterfugio” o “metodo” strumentale, perché fa parte dell’inconscio maschile quello di ritenersi adeguati al rapporto con una donna attraente, e pertanto tra amore e adeguatezza il risultato è un rapporto consolidato nel quale la parola chiave invece è “lavoro” o “successo”.


Ma il successo è un’arma a doppio taglio, di quelle che non sembrano pericolose ma che invece innescano nelle donne il seme della libertà. Infatti se grazie al lavoro dell’uomo la donna raggiunge la desiderata indipendenza e notorietà, la natura comincia ad emergere, e i disequilibri di una coppia diventano sempre più evidenti in quanto non più repressi dalle vicende lavorative e dalle ambizioni. Raggiunta pertanto una certa parità nell’ambito dello spettacolo, può capitare che l’attrice si liberi del passato e si dedichi a soddisfare la propria natura estetica e culturale, che prima aveva sacrificato con grande lavorio, e dimostri con i fatti che la sua natura, ancorché primitiva e rozza, è ben diversa da quella esibita precedentemente.


L’equilibrio che si compone di vari elementi quali il denaro, la notorietà, la tranquillità, la soddisfazione sessuale, l’appagamento estetico, il lusso, le prospettive, non è mai un aspetto da sottovalutare nell’esaminare un rapporto e nel cercarne le motivazioni, perché queste possono venir meno soprattutto in un settore così prono all’immagine, ma possono anche costituire la spina dorsale di quei rapporti che invece resistono alle intemperie e si consolidano. Resta il dato darviniano che l’evoluzione delle donne ha modificato il mondo occidentale mentre l’uomo è rimasto legato al suo ruolo di strumento occasionale di piacere e di sviluppo.

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Avevo parlato di questo argomento, esattamente due pomeriggi orsono, con la psicologa Vera Slepoj, alla quale, grazie alla mediazione del Ministro Sangiuliano, ero legato per una comune visione della realtà.


Vera questa notte, incredibilmente, ci ha lasciato: a Lei un pensiero affettuoso e la certezza che i suoi libri rimarranno perennemente a ricordare il suo lavoro.

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