La vicenda Iervolino
- Michele Lo Foco
- 20 ore fa
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A cura di Michele Lo Foco.

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La vicenda erroneamente definita "Iervolino", per identificare una persona fisica a cui attribuire le colpe, è una tale manifestazione di ipocrisia politica e di sudditanza giornalistica da rasentare un esempio dittatoriale da manuale.
Ma mettiamo gli elementi in ordine: Ilbe, la società condivisa tra Iervolino e Bacardi, aveva adeguatamente risposto alle osservazioni del Ministero fornendo tutte le documentazioni richieste.
Infatti le difficoltà burocratiche erano state appianate ed erano stati riconosciuti i relativi tax Credit.
La lite furibonda tra i soci di Ilbe ha innescato una guerra fratricida nella quale la finanziatrice Bacardi ha deciso di far suicidare la società tramite l’opera professionale di un liquidatore da Lei indicato. La costruzione di Iervolino è stata rapidamente demolita, licenziato il personale, abbandonati gli uffici ed i collaboratori, e soprattutto indicato Andrea Iervolino come collettore di tax Credit per la cifra mostruosa di euro 66.000.000.
Detto diversamente, il liquidatore nominato dalla Bacardi ha rappresentato al Ministero e non solo, che la società , nelle more trasformata da Ilbe in Sipario, era colpevole di truffa ai danni dello Stato.
Iervolino ha reagito tramite l’opera di avvocati specializzati in diritto societario che hanno dimostrato che il liquidatore era in malafede, che le prove della truffa erano state costruite volontariamente per danneggiarlo e che nulla, in definitiva, di quanto rappresentato era vero.
Il Tribunale più volte gli ha dato ragione fino al punto di sollevare dall’incarico il liquidatore killer e nominare un amministratore giudiziale che si è premurato di comunicare al Ministero che le prove della truffa erano in realtà inesistenti.
Gli avvocati di Iervolino hanno poi avvertito il Ministero di non prendere provvedimenti punitivi sulla base di prove false per non diventare di fatto complice degli avvenimenti.
Fin qui la storia: il finale è di queste ore, il direttore Borrelli avverte la società che potrebbe essere preso un provvedimento di revoca, poi, forse prima o dopo le sue dimissioni, lo prende e la sottosegretaria delegata, cui Iervolino non è mai andato ad inchinarsi, annuncia al mondo che è Lei la risanatrice del settore, che è Lei a ripulire il territorio revocando 66 milioni di tax Credit e bloccandone 22.
Non dice la sottosegretaria che il solo colpito dalla revoca è Iervolino e che quelli del cerchio magico non sono stati nemmeno sfiorati; non dice che i tax Credit revocati erano stati regolarmente erogati, non dice che la gestione del tax Credit dal 2022 ad oggi è solo e unicamente dipesa da Lei, non dice che fino a qualche mese fa, Lei, Rutelli, Del Brocco, Sbarigia, e pochi altri hanno esaltato i risultati del settore inneggiando all’arrivo degli stranieri, non dice che tutti i grandi produttori ancora oggi saccheggiano le casse statali grazie a decreti pieni di trappole, non dice che purtroppo il cinema italiano è morto così come quelle povere anime trovate a villa Pamphili che hanno involontariamente scoperchiato il malaffare cinematografico.