L'enigma Tozzi
- Michele Lo Foco
- 29 giu
- Tempo di lettura: 2 min
A cura di Michele Lo Foco.

Che Il Foglio sia ossequioso verso coloro che governano o politicamente o industrialmente purtroppo è noto, ma leggere le dichiarazioni di Tozzi dopo che il capo di Cattleya sono anni che dice esattamente il contrario e fa esattamente il contrario di quanto affermato suscita i miei peggiori istinti.
In un momento nel quale, grazie ad un fatto criminale, viene a galla parzialmente l’insieme degli imbrogli realizzati dalla famigerata legge Franceschini, ebbene colui che ha per primo venduto più volte le quote della società a strutture straniere e ha abusato del tax credit per somme che sfiorano i trenta milioni di euro, ebbene costui ha il coraggio di affermare: ci eravamo resi conto che il plafond del tax si stava alzando e non capivamo perché... (rispondo io: perché ci sono società come Cattleya che ne hanno abusato contabilmente).
Dice Tozzi: ci sono state operazioni fraudolente... hanno chiesto il tax credit società non meglio identificate... c’è stato un aumento ingiustificato dei budget... abbiamo chiesto al Ministero di intensificare i controlli... le piccole imprese hanno un problema di accesso al credito...
Incredibile ma vero: leggendo le parole di colui che ha reso l’Anica un circolo per pochi eletti, eliminando qualsiasi forma di democrazia sindacale e assicurandosi i migliori risultati economici di Sky, e non solo, ho improvvisamente capito come si diventa ricchi e influenti, e il sistema è quello di cambiare la maschera quando serve, indossandone un’altra, in modo da sfuggire sotto banco alla pena del contrappasso.
Tutti sanno che Tozzi se ne sbatte delle piccole imprese (il verbo definisce esattamente il suo pensiero) ma preferisce la compagnia di Pietro Valsecchi, che dice candidamente che il tax credit è troppo alto, andrebbe abbassato..., e offre mille euro per partecipare all’acquisto di un cinema chiuso. Troppo generoso, troppo.
Ma Tozzi, che non parla mai a caso, arriva a dire la sua verità: una grande azienda non si mette a fare impicci... ebbene solo le grandi aziende possono fare impicci perché hanno il personale dedicato, fornitori pronti a tutto, produttori esecutivi che rischiano, tanto non hanno nulla da perdere, e le strutture del sistema a disposizione: Rai, Netflix, Amazon.
Il piccolo produttore, lasciamo stare la parola indipendente perché quella è la chiave dell’imbroglio, non riesce nemmeno a parlare con la segretaria di Del Brocco, o con la sfuggente Netflix, e la banca non gli sconta nulla, nemmeno il tax credit definitivo già nel cassetto fiscale.
E quale fornitore si adatta a creare fatture addomesticate se non ci sono nemmeno i soldi per l’IVA?
Il tax credit, tra i cinquanta milioni e i centocinquanta, è finito nelle tasche di poche società straniere e di qualcuna ancora italiana, e Tozzi fa finta di nulla?
Cattleya nasce dall’interno del gruppo Berlusconi, ed è diretta abilmente da un signore mingherlino, bonario, credibile, che parla anche a nome dei soci invisibili e che si trasforma man mano che i fatti evolvono.
Ora c’è la GDF che indaga, evidentemente è meglio far la parte dei buoni, di quelli che... l’avevo detto io... di quelli che mai imbroglierebbero sul tax credit...
Peccato ci sia un giornale che gli consente di modificare il corso della storia.

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