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Il doppio equivoco

  • Immagine del redattore: Michele Lo Foco
    Michele Lo Foco
  • 15 mag
  • Tempo di lettura: 3 min

A cura di Michele Lo Foco



La protesta degli attori, della Cucciari, di Elio Germano e di Muccino ci riporta a quel clima franceschiniano che era auspicabile venisse cancellato o almeno modificato dal nuovo governo.


Ripeto per chi non lo sapesse, proprio per sottolineare il disastro della legislazione di Franceschini pubblicai un libro dal titolo “Morte del cinema italiano  - come la sinistra ha distrutto uno strumento della cultura italiana”.


Franceschini, lui sì, modificò con una normativa, realmente scritta da Topo Gigio, il dna dello spettacolo, gettando gli operatori nelle braccia del tax Credit e valorizzando, come produttori, i commercialisti e gli asseveratori.


Ma fin qui è storia conosciuta.


Arrivarono una valanga di soldi a tutti i colori che erano in condizione di gonfiare i costi dei film e cominciò il sacco delle finanze del Mic favorito entusiasticamente dal presidente Anica Rutelli.


Questo sistematico saccheggio, invece di terminare con il nuovo governo, è proseguito come se niente fosse accaduto, e le società più accreditate, quelle del cerchio magico, le major straniere, quelle in rapporti confidenziali anche con Rai, hanno continuato ad abbuffarsi di tax Credit, esibendo costi di produzione che anche un bambino capirebbe creati solo per aumentare il tax Credit e realizzando la più grande truffa ai danni dello Stato degli ultimi cinquant’anni, alla quale, con il consenso dei vertici, hanno partecipato quasi tutti gli operatori. Molti dei registi e attori che ora protestano, sono stati pagati 10 volte il loro reale corrispettivo, ed è quantomeno scandaloso che Dagospia se la sia presa in maniera virulenta con Pupi Avati che è uno dei pochi che ha mantenuto la propria remunerazione e l’unico, assieme al fratello Antonio, che sta pagando il proprio impegno con il sacrificio dei beni personali.


Ciò detto ecco il primo equivoco: i protestatari attribuiscono a Sangiuliano e a Giuli atteggiamenti e decisioni che non hanno mai preso e che non potevano e non possono prendere, in quanto il cinema è stato attribuito alla Lega e Salvini controlla ferreamente che tale obbligo venga rispettato.


Pertanto, il blocco dei contributi e le mancate erogazioni non dipendono dai ministri, purtroppo, ma dal semplicissimo fatto che il saccheggio ha esaurito i fondi del Mic, ed è stato affidato ai pochi funzionari il compito di limitare gli esborsi tramite cavilli burocratici.

Ed ecco il secondo equivoco: se c’è qualcuno che ha fatto di tutto perché il meccanismo del tax Credit rimanesse quello di Franceschini, evitando qualunque limite e controllo, continuando a consentire che le società straniere e le produzioni televisive abusassero dell’Italia, è colei che non viene mai citata, il fantasma del castello, il dominus del cinema, la sottosegretaria leghista con delega al cinema.


Pertanto gli attori e registi che protestano e la sottosegretaria vogliono il medesimo risultato, non c’è alcun contrasto, nessuna volontà divergente.


Come sarebbe possibile, se le volontà fossero in contrasto, che vengano accettati budget come quello di Guadagnino (52 milioni di euro) e lo strafamoso film di Saverio Costanzo (29 milioni)?


In questo doppio equivoco c’è chi gioca sporco, stimolando articoli mendaci, diffondendo decreti fantoccio e decreti “bollinati”, rinviando pretestuosamente le modifiche per consentire ai potenti di accumulare tax Credit.


Sarebbe mai possibile, se le volontà fossero divergenti, che l’ultimo decreto inviato al Tar, per il noto reclamo, non venga pubblicato? Purtroppo quando ci sono in giro le volpi è sicura una strage di galline, ed i poveri produttori indipendenti possono temere per la propria vita.


In compenso, Pietro Valsecchi, uno dei produttori più ricchi d’Europa, proprietario di interi palazzi della Roma antica, è pronto a mettere 4000 € della sua quota per riabilitare un cinema chiuso da anni.


Di fronte a tali affermazioni, a vicende come quelle del cinema Fiamma, ai bilanci di Cinecittà, e ad altre indicibili fattispecie non rimane altro che prendere atto che questo settore non ha il favore delle divinità.

 
 
 

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