I tagli alle sovvenzioni
- Michele Lo Foco

- 21 ott
- Tempo di lettura: 2 min
A cura di Michele Lo Foco.

Leggere le lettere inviate al governo dalle associazioni, da alcuni politici ma soprattutto dalla Sottosegretaria Borgonzoni in merito ai tagli alle sovvenzioni al settore cinematografico non solo fa male al cuore ma dimostra come l’esperienza fallimentare della gestione della cosa pubblica nel Ministero della Cultura non abbia causato riflessioni, critiche e la consapevolezza di come si possa distruggere il mondo dello spettacolo solo per favorire alcuni.
Eppure sono quasi due anni che il sacco di Roma effettuato da alcuni grandi gruppi ha portato alla paralisi del settore, e sono pochi giorni che la GDF ha effettuato controlli stringenti a Cinecittà e nelle sedi delle società che compongono il cerchio magico dei vertici: non c’è nulla da fare, perché pervicacemente la Sottosegretaria si è lanciata contro i tagli alle dotazioni ministeriali assumendo la veste di una contestatrice di sinistra, veste che oltretutto le si addice molto meno delle sontuose mise che sfoggia preferibilmente nei grandi alberghi.
Come è possibile, mi domando, che il disastro strutturale che è sotto gli occhi di tutti, il fallimento di molte piccole imprese, la delusione degli incassi non crei una rivolta almeno in coloro che credono in un cinema sano, culturale e spettacolare!
La signora Perrotta, che è il ragioniere generale dello Stato, membro del Consiglio Superiore e aggiungo anche più bella della Borgonzoni, ha in questo ultimo anno decretato la morte del tax Credit inventato da Franceschini ed ereditato dalla Sottosegretaria, e ha spiegato il motivo in italiano, con parole comprensibili.
Ha detto in definitiva che il tax Credit è un provvedimento “sbagliato” perché non consente allo Stato di predeterminare gli impegni ed è illimitatamente automatico: ma nel riparto delle somme statali attribuite al MIC il tax Credit non è limitato, non ha un limite massimo, lo dichiara incredibilmente il direttore Borrelli.
Pertanto lo Stato non ha un riferimento, non sa quanto spenderà, e questo è il motivo per il quale oggi il MIC è un ente paralizzato che non può andare né avanti né indietro, mentre lo Stato prima o poi dovrà saldare i propri debiti soprattutto verso le società estere.
La riduzione del gettito statale è nulla rispetto ai contributi che sono stati truffati in questi anni: se il MIC avesse controllato, se la legge scritta da topo Gigio fosse stata corretta da chi ci capisce, se la Sottosegretaria avesse fatto il ruolo di destra e non quello della migliore allieva di Franceschini, se le associazioni invece di essere congreghe di disperati o di adulatori fossero l’elemento critico della società dello spettacolo, se il governo avesse capito, non dico con la maestria di Pericle, che una democrazia si regge soprattutto sulle capacità e sui meriti, bene, se tutto questo fosse realtà, non ci sarebbe bisogno della GDF o dei tagli, ma semplicemente di un controllo responsabile e di un ritorno ai soggetti e sceneggiature di livello che sono l’anima del cinema.
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