top of page
  • Immagine del redattoreMichele Lo Foco

Delon

A cura di Michele Lo Foco.



La categoria degli attori è composta da tre livelli di appartenenza, che non dipendono solo dai ruoli per i quali sono stati scelti, ma anche da una serie di concause che prevalentemente non dipendono dalle loro capacità recitative, ma da elementi naturali, a partire dalle caratteristiche fisiche, di cui spesso nemmeno loro sono coscienti. 


La categoria più importante è quella delle star, i cui nomi sono sufficienti per attrarre il pubblico indipendentemente o quasi dal prodotto filmico. Questi attori bastano normalmente a decretare il successo della pellicola e vengono pagati conseguentemente moltissimo. Di costoro il pubblico  segue le vicende giornaliere di vita, e i giornali ambiscono a raccontarli in ogni dettaglio anche meno significativo.


La seconda categoria è quella degli attori che legano il proprio nome ad un personaggio di fiction che ha successo presso il pubblico, un ispettore, un medico, un poliziotto. La lunghezza della serie che interpretano è tale da far sì che il loro nome si confonda con quello del personaggio, al punto tale che per strada vengono identificati col personaggio stesso e diventa per loro molto difficile se non impossibile vestire i panni di un altro protagonista.


La terza categoria è quella degli attori che vengono ricordati solo per aver interpretato un ruolo minore in un film, e per identificarli è necessario citare il film e il ruolo per riportarli alla mente. Costoro non vengono riconosciuti per strada e devono dichiarare appena possibile di essere attori e di aver lavorato con alcuni registi.


Le star sono normalmente attori di grande e vero fascino, intendendo questo talento come il carisma naturale di chi è capace di attrarre l’attenzione e di essere ricordato, per gli occhi, per il fisico, per lo sguardo, per il modo di camminare, per l'arroganza complessiva, per i capelli, per la forza che emanano e ovviamente per i ruoli  che interpretano, che di solito esaltano le loro caratteristiche e li pongono nell’olimpo dei divi confezionato da registi di grande valore commerciale ed artistico.


Le star, una volta raggiunta la consapevolezza del loro valore, stanno attente a non cadere nella trappola del personaggio ripetuto troppe volte che li chiuderebbe in un recinto recitativo, e rinunciano spesso a cifre eclatanti per mantenere la loro autorevolezza.


Al contrario, gli attori della seconda categoria cercano di legare sempre di più il loro nome al personaggio in quanto, se quello continua ad essere gradito, il loro lavoro e un ottimo corrispettivo sono assicurati.


La terza categoria deve continuare a lottare per farsi notare e soffre della mancanza di provini o dello scarso attivismo dei loro agenti, che come noto, nella normalità dei casi, non sono in condizione di determinare nulla.


In tutto ciò subentrano fenomeni diciamo di consunzione generalizzata, quali l’età e le trasformazioni fisiche, in particolare per le attrici, e di corruzione ambientale, quale i famosi cerchi magici degli amici dei burocrativi televisivi, che trovano sempre un loro spazio.


Oggi, ed è il motivo di questo mia nota estiva non mirata al tax credit (che nel frattempo, il 14 agosto, è stato molto silenziosamente  ufficializzato come fossero sigarette di contrabbando), è morto Alain Delon, 88 anni, la star più importante d'Europa e l'attore che ha sottoscritto anche per l'Italia alcuni dei grandi capolavori senza tempo e senza rivali.


Delon è riuscito a superare il fattore bellezza, che lo poneva ai vertici della categoria, interpretando da vero protagonista storie diverse per contenuti e messaggi, ripagando i grandi registi che lo hanno diretto con interpretazioni straordinarie: ma è soprattutto riuscito a rimanere, per almeno cinquant'anni, Delon, il mito francese che solo Brigitte Bardot ha potuto interpretare.


Con lui si chiude un'era di difficile imitazione, e anche la Francia avrà bisogno di tempo per ricostituire quell'esercito di divi che Le hanno consentito di primeggiare.


Purtroppo Delon ha fallito l'obiettivo America nonostante i tentativi dei suoi produttori: gli States non amano gli strabelli, i bad boys, gli uomini tormentati, gli introversi.


Per loro visi aperti, anche non perfetti, eroi senza macchia, personaggi timidi o impacciati, in definitiva il contrario di Delon. Ma l'Europa ha fatto dell'attore la vera ultima star della prima categoria e rivedendolo in questo momento di condoglianze ci sembra sempre più triste il ruolo che l'Italia cinematografica, grazie ad una combinazione di leggi sbagliate e di burocrazia imperante e ottusa, si è andata conquistando nel panorama internazionale. Anche noi abbiamo avuto un esercito di ambasciatori cinematografici, e anche noi possiamo vantare conquiste straordinarie in territori difficili e ostili: ma allora la qualità dei prodotti sotto il profilo letterario e le capacità recitative confezionate da grandi registi sapevano comporre veri e propri capolavori, tutti elementi che la corsa al tax credit e la bulimia di soldi hanno oggi reso sterili.


Resta il dato incontrovertibile che per creare i Delon, i Mastroianni, i Tognazzi, i Gasman e le altre star dell'Olimpo non servono né  i commercialisti né le fatture ma la capacità di fare i produttori.

99 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comentarios


bottom of page