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Tax Credit e codice penale

Immagine del redattore: Michele Lo FocoMichele Lo Foco

A cura di Michele Lo Foco.



Se a qualche giornalista, o a qualche associazione, e perché no a qualche politico venisse la curiosità di sapere quali sono i reati nei quali incorrono quelle produzioni specializzate nel confezionare prodotti al solo fine Tax Credit, mi pregio elencare la dizione esatta dei comportamenti complessivi.


Truffa ai danni dello Stato per la percezione di incentivi statali non spettanti. Emissione e utilizzo di fatture relative ad operazioni in tutto o in parte inesistenti. Illecite compensazioni e false asseverazioni. Compiacenza di funzionari e professionisti.


I reati suddetti sono esattamente gli stessi oggetto delle indagini e delle accuse relative al bonus edilizio, che per la sua conformazione ed attuazione ha caratteristiche molto simili al Tax Credit audiovisivo, differenziandosi solamente per la maggiore difficoltà per gli inquirenti di accertare il valore delle prestazioni cinematografiche e televisive. Infatti la storia ci insegna che le peggiori convenzioni, e le più clamorose confezioni tangentizie avvengono preferibilmente quando gli oggetti delle erogazioni statali sono di costo indefinibile o indefinito per il povero cittadino avvezzo alla propria quotidianità, che mai potrebbe supporre, immaginare o anche solo valutare un impegno economico per la realizzazione di tali oggetti.


Infatti chi sa quanto costa un treno, una motrice, un autobus, un chilometro di strada, un aereo, un binario, una palina, una metropolitana, una stazione, una autostrada?


Potrei continuare l’elencazione che trova riscontro nei secoli delle indagini della Guardia di Finanza, e degli scandali nazionali che hanno portato i partiti talvolta, più spesso i singoli, ad un posto d’onore sulle cronache.


Il cinema, come ben precisava quel camorrista al suo complice, non ha un valore definibile: quante volte è stata girata una scena? Quanto è stato valutato il regista e l’attore? Quanto si è costruito e quanto si è scritto?


Non c’è oggetto più elastico di un film, e con un vantaggio su tutti, che indipendentemente dal costo il risultato è incerto, vario, spesso inesistente, ma comunque non comporta colpe specifiche.


Fellini fece fallire quasi tutti i produttori perché i costi dei suoi film non erano prevedibili, ma allora non c’era il Tax Credit, perché se ci fosse stato, quei produttori falliti oggi sarebbero ricchissimi e serenissimi. Tax Credit e bonus edilizio sono i cugini carnali creati da una distorsione del pensiero contributivo: lo Stato non agevola, non dà una mano, lo Stato produce film in proprio, costruisce palazzi, in proprio, si accolla tutto, rischi, ritardi, sbagli, e tutti, soprattutto dall’estero, corrono nel nostro paese, nel quale non solo si regalano soldi, ma si vive bene.


Il cinema, quando le festività o la combinazione positiva dei prodotti producono, come ora, un momento positivo, dimostra che il mercato non è una parola vuota di significati, e che volendo un film può far guadagnare un produttore attento e capace.


Non c’è bisogno che lo Stato sacrifichi quei soldi che sarebbe meglio destinare ai pensionati o alla sanità per arricchire major straniere o furbastri nostrani perché se un film ha un senso, è ben diretto, ha attori convincenti, individua argomenti popolari, fa cultura sociale bene questo film è un prodotto del mercato e non un mezzo per aggirare le regole.

Questo vale per tutti coloro che ritengono che morigerare il Tax Credit farebbe perdere soldi anche ai piccoli e medi produttori, ormai avvezzi a dividersi le briciole che restano sulla tavola delle major.


Non è così, il cinema non è quella costruzione improbabile del film di Saverio Costanzo, non è quella macchina tritatutto nella quale gettare sceneggiature orribili e aspirazioni velleitarie, non è quella organizzazione verticistica nella quale solo coloro che contano possono andare in Rai, non è il paese bengodi di tutti i trafficanti mondiali, ma una materia rigorosa nella quale ancora credere ed operare.

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