A cura di Michele Lo Foco.
Se un giornale, una volta credibile, arriva al punto di pubblicare un articolo dal titolo “tax credit, il cinema non si è fermato e può crescere” con l’intervista alla senatrice Borgonzoni, vuol dire che anche “il Sole 24 ore” è cascato nel pantano della disinformazione o meglio del conformismo finanziario.
Andrea Biondi, questo è il nome del giornalista, sembra rincorrere la sottosegretaria sui temi che ormai tutti conoscono, ricevendo invece risposte rassicuranti se non addirittura ottimistiche.
La produzione… alla grande, Cinecittà… piena di lavoro, un po' di ritardo… colpa di Sangiuliano mentre l’attuale Ministro è efficiente.
E’ mai possibile che una senatrice bella e rappresentativa non riesca a prendere atto delle difficoltà enormi che il Ministero ha creato in particolare alle piccole e medie imprese, non erogando nulla dall’inizio del ’24, non aprendo “finestre” di accesso al credito d’imposta, non collaborando in alcun modo alla circolazione del denaro?
Sembra che la signora non sappia che le banche si sono irrigidite e non esaminano più le pratiche di finanziamento o le anticipazioni, perché non si fidano più dei decreti ministeriali, o che il 90% delle aziende medio-piccole sono state iscritte nel registro dei cattivi pagatori, con la conseguenza che non possono avvicinarsi agli Istituti, o che il 90% delle aziende medio piccole passa tutto il tempo a telefonare inutilmente agli uffici ministeriali per avere risposte che non arrivano da mesi.
Lo sa la Signora che i contributi automatici sono in ritardo di quasi 4 anni, dico quattro anni, e nessuno ci fa affidamento?
Arriviamo poi alla sostanza: dove sono finiti i soldi dello Stato, che è così generoso da aumentare le pensioni sociali di quasi due euro o da ipotizzare un’intesa con Stellantis, che ha già ricevuto oltre un miliardo di euro di bonus?
I soldi dello Stato al cinema, la Signora Borgonzoni, che non legge libri e pertanto nemmeno statistiche, sa dove sono confluiti?
Mi permetto di sintetizzare i numeri per far diventare questa mia nota un memorandum da attaccare alla bacheca del Ministero.
Inutile dire che se invece di regalare i soldi ai produttori televisivi, che li trasformano in attici e yacht (questo è il famoso effetto che ogni soldo speso in cultura si moltiplica per 3,5) e se invece di continuare ad ingrassare società straniere, già ipertrofiche a livello europeo, quei soldini fossero dati a chi ne ha bisogno realmente, saremmo una nazione fondata sul lavoro e non sulla discrezionalità, elemento caratteristico della sinistra che la destra intende imitare.
Non voglio minimamente sottolineare le mie facoltà oracolari, ma basterebbe leggere il mio libro dedicato al “disastro Franceschini” per immaginare il futuro nefasto che attende una materia confezionata da legislatori superficiali e appecoronati al potere in un contesto di difficoltà finanziarie che richiederebbero prudenza, esperienza, dignità ed equità, e non una corsa all’arraffo prima del diluvio.
Perché questo arriverà, il diluvio, e non mi riferisco al Tar, che pure esiste e opera, ma al MEF, che sarà costretto a chiudere la borsa e a mandare la Finanza per recuperare il maltolto.
La sintesi, al di là di una fredda esposizione di numeri, sta a testimoniare come il veleno a rilascio lento inoculato da Franceschini nel settore, abbia portato ad una dispersione di fondi che solo la totale indifferenza dei vertici ad una forma di equità e la palese affermazione delle società straniere, finte italiane, rispetto alle medie piccole imprese, rendono ancora possibile.
Se il tax Credit ha moltiplicato per 10 il costo dei film delle fiction è a maggior ragione apprezzabile che alcuni operatori, nel produrre i loro film, siano rimasti nell’ambito del costo medio, pari ad euro 3.800.000: tra questi in primis Antonio Avati con la DUEA che ha speso per il film presentato a Venezia 3.100.000 e Eagle Pictures che ha ottenuto un grande successo di pubblico con il film “Il ragazzo dai pantaloni rosa” costato 3.700.000.
Basterebbero questi esempi per suggerire alla GDF quale genere di macchinazione contabile viene effettuata in FILM dal costo tra i 10 milioni e i 30, nei quali il regista viene pagato 10 volte di più di quanto ha ricevuto prima del Tax Credit e solo per giustificare gli esborsi.
D’altra parte è sufficiente riflettere sui numeri scritti in calce per capire che siamo nel bel mezzo di una bolla finanziaria pronta a scoppiare. Ecco un po’ di cifre che rappresentano le somme in euro ricevute da alcune società a titolo di contributo dal 2017 al 2024.
Wildside (Fremantle) dal 2017 al 2024 - €166.344.443
Lux Vide (Fremantle) dal 2016 al 2024 - €125.590.561
Lotus (Leone) dal 2017 al 2024 - € 124.622.788
Indiana (Vuelta Group) dal 2016 al 2024 - € 108.635.366
The Apartment (Fremantle) dal 2022 al 2024 – €106.943.334
Lucky Red dal 2017 al 2024 – € 72.866.374
IIF dal 2017 al 2024 - €63.800.988
Fandango dal 2017 al 2024 – € 63.685.174
Aurora TV dal 2017 al 2024 – € 47.758.791
Fremantle dal 2021 al 2024 - € 32.344.894
Vivo Film dal 2017 al 2024 - € 26.257.676
Vision dal 2022 al 2024 - € 17.257.051
Warner dal 2021 al 2024 - € 16.190.320
Leone Film dal 2021 al 2023 - € 8.162.955
Mi fermo qui ma potrei continuare: spero che queste cifre più o meno esatte ma ufficiali siano sufficienti per far capire di quale fenomeno stiamo parlando.
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