Il sistema
- Michele Lo Foco

- 22 lug
- Tempo di lettura: 2 min
A cura di Michele Lo Foco.

Ci sono due modi per valutare un fatto, un avvenimento, una situazione, quello tecnico e quello politico.
In Francia i due sistemi sono decisamente separati, e non hanno che rari momenti di congiunzione, in Italia invece il primo è al servizio del secondo, e questo spiega per quale motivo il nostro paese è in continuo declino, essendo le sorti industriali e le questioni tecniche prevalentemente nelle mani di gente “che ci capisce poco” come diceva il pescatore di anguille nel film di Rosi.
Il rimpianto ministro Sangiuliano mi avvertì illo tempore, dopo aver esaminato le mie tesi negative sul tax Credit, che pur avendo io ragione al 100%, lui non avrebbe potuto litigare con la Borgonzoni, legata da intima amicizia con il segretario della Lega.
Stessa logica, evidentemente, per l’attuale Ministro, con l’unica differenza rappresentata dal disastro ambientale e strutturale creato dalla vicenda criminale di Villa Pamphili, che ha scoperchiato un sistema di favoritismi e di mala gestione che la Presidente del Consiglio non ha più potuto sopportare e che stranamente non ha ancora comportato l’intervento della magistratura.
Detto diversamente, in questi ultimi tre anni di gestione leghista il ministero che dovrebbe rappresentare la punta di diamante di un paese dichiaratamente colto e artistico è diventato un pantano di inefficienze e di saccheggi tanto da non essere più in condizioni di erogare i contributi.
In compenso tutte le società bulimiche del mondo si sono precipitate da noi per approfittare del caos, farsi finanziare da banche compiacenti e da una Rai sempre più terminale di intese sotterranee. Ma la politica, in Italia, ha sempre ragione, o quantomeno non ha mai torto.
Ce lo ha dimostrato Berlusconi, poi la sinistra e ora la destra: chi ha il potere governa un territorio composto di miserabili che si accontentano di approfittare un po’, mentre i potenti approfittano a pieni mani.
L’incontro di ieri al MIC con tutte, proprio tutte, le associazioni, tranne quella che dà fastidio, (e tranne il Consiglio Superiore, che è considerato uno strumento inutile), dimostra la povertà degli invitati, già estremamente soddisfatti di essere al cospetto dei ministri, e l’ipocrisia degli ospitanti che dopo aver demolito il settore vogliono apparire come bonificatori del territorio.
La realtà è molto semplice: i nuovi decreti, uniti a quelli vecchi, aumentano a dismisura la burocrazia ma non incidono sulla sostanza del provvedimento tax Credit, che rimane illimitato, in favore dei grandi gruppi e dei produttori televisivi e utilizzabile dai produttori indipendenti, che per la legge leghista italiana sono tutti.
Inoltre la mancanza di erogazioni ha già creato crediti degenerati che provocano pignoramenti, Durc negativi, revoche.
Ma mentre i potenti hanno uffici e impiegati destinati alla burocrazia, i produttori indipendenti non sono in condizioni fisiche ed economiche per affrontare difficoltà continue, e uno dopo l’altro rischiano di scomparire.
Sembrerebbe questo il disegno malefico della politica culturale, quello di gestire il settore solo con coloro che possono navigare e ringraziare, rendendo le strutture, compresa la Rai, strumento per pochi privilegiati.
Se poi nel panorama complessivo mettiamo anche la ciliegina che Cinecittà con i soldi del PNRR sta costruendo un supermercato, che farà concorrenza all’altro distante un metro, il quadro è realmente spaventoso.
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